Abbandono e solitudine: una profonda inquietudine
E’ tra le nostre paure più recondite, manifestazione di un terrore intrinseco nella nostra mente; è lo spauracchio dei bambini, il tormento degli adolescenti, il principale motivo di crisi negli adulti e di tristezza negli anziani. Ha il potere di distruggere un individuo privandolo di tutto ciò che gli è più caro, di tutte le relazioni che si è costruito negli anni e che in un secondo scompaiono per non ritornare mai più.
L’abbandono il prototipo perfetto del trauma e del dramma personale: immediato e categorico, ma con ripercussioni che lo rendono sempre tragico.
Insomma, quando si parla di abbandono si parla di qualcosa che muove in modo serio gli animi di tutti e rievoca momenti sempre molto spiacevoli della nostra vita.
Paura dell’abbandono: può essere motivo di dipendenza?
Eppure c’è chi prova piacere, in una perversa dipendenza dall’abbandono subìto; chi in una danza di drammi emotivi e sentimentali che si susseguono l’uno dopo l’altro, è attratto da quel brivido che solo un comportamento dipendente può dare.
Ma come è possibile che esista una dipendenza di questo tipo?
Se infatti sono infelicemente note le dipendenze da sostanze, come l’alcolismo ed il tabagismo, solo in tempi relativamente recenti sono emersi dei nuovi tipi di dipendenze: le dipendenze comportamentali.
Fra queste le più famose sono la dipendenza da lavoro (workaholism) la dipendenza da shopping (shop-oholism) la dipendenza dal cibo (food-oholism), la dipendenza dal gioco d’azzardo ecc…
Negli ultimi anni si stanno sempre più diffondendo dipendenze patologiche con modalità di comportamento abusante in cui non è implicato l’uso di alcuna sostanza chimica (Lavanco, 2006), ne sono un esempio lo shopping compulsivo, la dipendenza dal sesso e la dipendenza dal lavoro. Purtroppo queste diventano dipendenze socialmente accettate: la moda e l’importanza dell’apparire, ci spinge ad acquistare indumenti ed oggetti di valore che probabilmente non utilizzeremo mai; per avere un posto di riconoscimento nella società aumentiamo le ore di lavoro per “essere sempre i primi”
In questo crogiolo di comportamenti dipendenti sta emergendo, secondo molti studiosi, una nuova tendenza che sembrerebbe essere estremamente diffusa: la dipendenza da abbandono.
Benché sia del tutto irrazionale, esistono delle persone che si affezionano ai propri drammi emotivi a tal punto da volerli vivere continuamente. A questo punto ogni occasione di relazione –sia essa amicale o romantica– diventa luogo dell’espressione dei propri drammi personali o amori impossibili.
Anche se può sembrare strana, in fondo non si può negare che le le storie tormentate- che abbiamo vissuto- ci abbiano dato, almeno inizialmente, un brivido che presto di trasforma in sconforto e in peso insostenibile.
Chi ha una dipendenza da abbandono (o meglio dall’essere abbandonato/farsi abbandonare) resta in bilico tra queste due sensazioni, cercando di mantenere il brivido dell’incertezza e dell’ambiguità per più tempo possibile.
L’ignoto è tanto difficile da gestire quanto affascinante: il momento del corteggiamento è senza dubbio il più passionale di tutti.
Si può dire che l’incertezza, mista al desiderio di sedurre l’altro, sia una sorta di afrodisiaco per una nascente relazione, che rende i momenti assieme surreali, l’immaginazione volatile ed il sesso passionale. |
Questa incertezza si genera quando l’individuo, da una parte, ha una forte paura di essere abbandonato edall’altra ha il terrore di legarsi all’altro (paura di amare).
Per approfondire il tema della dipendenza dall’abbandono o abandoholism, consulta i miei articoli:
Abandoholism tra paura dell’abbandono e paura di legarsi all’altro
Dipendenza dall’abbandono: come si genera?
Abandoholism: come uscirne?
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